Lucia Scogna
domenica 30 agosto 2020
martedì 6 ottobre 2015
domenica 1 giugno 2014
"Vive la différence!"
"Vive la différence!" Costruiamo un’Europa di popoli diversi, stati nazionali diversi, vini, formaggi diversi, divertiamoci, siamo democratici e se lo faremo, se porteremo la democrazia al livello degli stati nazionali, non ci saranno muri in Europa, avremo un blocco commerciale felice e ci libereremo di Van Rompuy e della Commissione europea e trasformeremo questo palazzo in un’Università, risparmiando ai contribuenti europei molto denaro." questo tizio è veramente pericoloso
http://pubblicaweb.com/home/303-passaparola-la-sovranita-dei-popoli-europei-di-nigel-farage
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domenica 11 settembre 2011
http://alternativaemiliaromagna.blogspot.com/2011/09/attentato-torri-gemelle-decennale.html
ATTENTATO TORRI GEMELLE - Decennale 11/09/2001 - 11/09/2011
In occasione del decennale trascorso dopo l'attentato dell'11 settembre alle Torri Gemelle,Salotto Precario ha organizzato un cineforum durante la Festa dell'Unità di Bologna incentrato sulle "teorie del complotto" .Ieri sera 10 /09/2011 è stato proiettato il fim ZERO di Giulietto Chiesa.Ospiti :Lucia Scogna e Gerardo Musca portavoci di Alternativa e del documento redatto dall'ufficio centrale di Giulietto Chiesa momentaneamente impegnato in Russia.Chiesa dopo essere stato informato ha ritenuto opportuno mandare le sue dichiarazioni attraverso i suoi referenti in Regione Emilia Romagna e sul Territorio Nazionale.
GIULIETTO CHIESA : NON E’ COMPLOTTISMO
I termini negazionista e complottista che vengono liberamente usati li trovo offensivi. Dovremmo contestarli in ogni occasione.
Chi crede nella versione ufficiale come li chiamiamo? Credulosionisti? Ottusionisti?
Se dico che le risposte assai poco sensate dell'amministrazione USA non sono soddisfacenti perché devo essere definito complottista o negazionista? Sono uno che si sforza di analizzare lucidamente la realtà e di darne una spiegazione logica. Se una cosa non mi risulta convincente, non mi risulta convincente, anche se deriva da una risposta "ufficiale". La storia, specie quella italiana, è ricchissima di casi in cui i governi e le istituzioni hanno mentito. Quindi è assolutamente legittimo dubitare e chiedere spiegazioni convincenti.
L'11 settembre 2001 ho visto l'attentato dapprima alla televisione greca (ero in un albergo dell'isola di Naxos), poi sulla CNN e poi su RAI 1 e nella stessa giornata mi sono subito chiesto alcune domande, che mi sono sembrate ovvie:
- Come è possibile che la difesa aerea USA, il paese più militarizzato e tecnologico del pianeta, in quasi due ore non sia mai stata in grado di intervenire e che abbia persino permesso di colpire il quartier generale della propria difesa.
- Come sono potute crollare in quel modo inspiegabile le due torri (del crollo ancora più inspiegabile della terza torre ho saputo solo in seguito).
- Che vantaggio hanno gli attentatori a compiere un attentato così clamoroso che comporterà inevitabilmente una pesante ritorsione militare nei loro confronti.
Negli anni successivi mi sono molto informato tramite Internet, confrontando tesi e controtesi, e il numero di domande è enormemente cresciuto, ma le risposte ufficiali sono quasi sempre state del tutto insoddisfacenti, mentre gran parte delle tesi di chi le contestava diventavano, alla prova dei fatti, sempre più concrete e dimostrate dalle prove che poco alla volta emergevano. Altro che negazionista o complottista.
Comunque, stamattina ho avuto il piacere di vedere nella piccola edicola vicino a casa mia tre copie dell'Espresso con allegato il cofanetto di DVD includente Zero. La distribuzione del film Zero in DVD e via download finora è stata decisamente poco brillante, non solo a causa del boicottaggio al film, ma questa operazione con L'Espresso è finalmente una buona mossa. La produzione di Zero ha comunicato ai piccoli coproduttori del film che diversi redattori del gruppo Espresso e Repubblica hanno cercato di impedire la distribuzione del film tramite la rivista, ma evidentemente non ci sono riusciti.
GIULIETTO CHIESA - DANILO LOLLOBRIGIDA - ANDREA PINNA - LUCIA SCOGNA - GERARDO MUSCA
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venerdì 26 agosto 2011
Brasile: scoperto un fiume che scorre 4km al di sotto del Rio delle Amazzoni |
Venerdì 26 Agosto 2011 13:12 Scritto da Eleonora Cresci |
Venerdì 26 Agosto 2011 13:12 Scritto da Eleonora Cresci | ||
Il Rio delle Amazzoni pare sia in buona compagnia: secondo uno studio di alcuni ricercatori, sembra infatti che, a 4000 metri di profondità, scorra un altro fiume sotterraneo, che segue più o meno la stessa direzione del Rio delle Amazzoni, da ovest verso est. Gli esperti sono arrivati a questa conclusione dopo ben 6 anni di studi sui dati raccolti dai 241 pozzi scavati lungo l'Amazzoni dalla compagnia statale Petrobras alla ricerca di petrolio. Questo secondo fiume, ribattezzato Rio Hamza dal nome dello scienziato che ha guidato la ricerca, Valiya Hamza, sarebbe lungo ben 6000 km e largo oltre 200, con un flusso medio di 3.000 metri cubi al secondo, come quello del Nilo, ma pari ad appena il 3% di quello del Rio delle Amazzoni. La corrente però è lentissima, dovuta al fatto che l'acqua scorre attraverso sedimenti porosi di roccia e, mentre nel tratto andino il flusso è quasi verticale, subito dopo si mantiene estremamente orizzontale, rallentando il movimento fino a sfociare nell'Oceano Atlantico, come il suo fratello maggiore. |
Non ci resta dunque che attendere la conclusione degli studi tra qualche anno, per scoprire se realmente il Rio delle Amazzoni viaggia in parallelo ad un secondo fiume e cosa questo possa comportare a livello ambientale e di salvaguardia della Foresta Amazzonica.
Eleonora Cresci
Succ. >Troppa plastica in mare: ecco il Plastic Disclosure Project per sensibilizzare le aziende |
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mercoledì 24 agosto 2011
Bicentenario Verdi: cercasi sponsor per arredi “speciali
23.08.11 / SICUREZZA E QUALITÀ URBANA
In vista delle celebrazioni del bicentenario verdiano del 2013, l’Amministrazione comunale cerca sponsor per arredare 27 rotatorie, una per ogni opera di Verdi. Fino al 20 settembre sono aperte le adesioni all’iniziativa, rivolta a sponsor privati, disponibili a farsi carico dell’arredo e della successiva gestione del verde di ogni rotatoria dedicata alle opere del Maestro. Le sponsorizzazioni sono aperte a tutti.
In vista delle celebrazioni del bicentenario verdiano del 2013, l’Amministrazione comunale cerca sponsor per arredare 27 rotatorie, una per ogni opera di Verdi.
Fino al 20 settembre sono aperte le adesioni all’iniziativa, rivolta a sponsor privati, disponibili a farsi carico dell’arredo e della successiva gestione del verde di ogni rotatoria dedicata alle opere del Maestro. Le sponsorizzazioni sono aperte a tutti.
Chi fosse interessato o desiderasse ricevere maggiori informazioni, può contattare il Servizio Tecnico del Verde di Parma Infrastrutture alla mail serviziotecnico.verde@parmainfrastrutture.it o chiamare il numero 0521218983 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00).
Le rotatorie che saranno dedicate alle opere verdiane sono poste sulle arterie principali in ingresso alla città e gli arredi dovranno evocare le 27 opere di Verdi, un’opera per rotatoria.
Così come definito dal regolamento per le sponsorizzazioni, il progetto del relativo allestimento dovrà essere presentato e realizzato direttamente dallo sponsor sulla base delle indicazioni preliminari fornite dal Servizio Tecnico Verde al quale è riservato anche il successivo compito di approvazione del progetto esecutivo.
“Celebrare i duecento anni dalla nascita del Maestro Verdi – ha detto l’assessore all’Ambiente Cristina Sassi – è un impegno che ci deve vedere tutti coinvolti: istituzioni e privati, infatti, lavorando assieme possono dar vita a sinergie positive per la città”.
“Esprimo soddisfazione e compiacimento – ha dichiarato il consigliere di Impegno per Parma (IPP) Stefano Bianchi – nel riscontrare l’impegno dell’Amministrazione determinato a stimolare proposte concrete per la realizzazione delle rotatorie verdiane, approvate in Consiglio Comunale, che costituiranno un biglietto da visita per chi visiterà la nostra città”.
Fino al 20 settembre sono aperte le adesioni all’iniziativa, rivolta a sponsor privati, disponibili a farsi carico dell’arredo e della successiva gestione del verde di ogni rotatoria dedicata alle opere del Maestro. Le sponsorizzazioni sono aperte a tutti.
Chi fosse interessato o desiderasse ricevere maggiori informazioni, può contattare il Servizio Tecnico del Verde di Parma Infrastrutture alla mail serviziotecnico.verde@parmainfrastrutture.it o chiamare il numero 0521218983 (dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00).
Le rotatorie che saranno dedicate alle opere verdiane sono poste sulle arterie principali in ingresso alla città e gli arredi dovranno evocare le 27 opere di Verdi, un’opera per rotatoria.
Così come definito dal regolamento per le sponsorizzazioni, il progetto del relativo allestimento dovrà essere presentato e realizzato direttamente dallo sponsor sulla base delle indicazioni preliminari fornite dal Servizio Tecnico Verde al quale è riservato anche il successivo compito di approvazione del progetto esecutivo.
“Celebrare i duecento anni dalla nascita del Maestro Verdi – ha detto l’assessore all’Ambiente Cristina Sassi – è un impegno che ci deve vedere tutti coinvolti: istituzioni e privati, infatti, lavorando assieme possono dar vita a sinergie positive per la città”.
“Esprimo soddisfazione e compiacimento – ha dichiarato il consigliere di Impegno per Parma (IPP) Stefano Bianchi – nel riscontrare l’impegno dell’Amministrazione determinato a stimolare proposte concrete per la realizzazione delle rotatorie verdiane, approvate in Consiglio Comunale, che costituiranno un biglietto da visita per chi visiterà la nostra città”.
Ma chi ha vinto la guerra in Libia?
L'uscita di scena di Gheddafi, vivo a morto, è il futuro certo. Lui la guerra l'ha persa. Ma chi è che l'ha realmente vinta e chi governerà il Paese? [Ennio Remondino]
Ma chi ha vinto la guerra in Libia?
di Ennio Remondino
Guerre orfane e senza figli. Le guerre, per quante ne ho conosciute e frequentate (e sono molte), hanno tutte un vizio: «Nascono orfane e muoiono sempre senza figli». Battuta da tradurre. Non c'è mai un padre riconosciuto all'inizio di un conflitto: è Gheddafi che ha esagerato nelle repressioni interne o è qualche leader occidentale (Nicolas Sarkozy in primis), che ha deciso fosse arrivato il momento utile per ripulire l'immagine degli amici dell'occidente sulla fascia mediterranea dopo Tunisia ed Egitto? Soprattutto, le guerre orfane non generano mai figli. Nel senso che le conseguenze imprevedibili e spesso catastrofiche del dopoguerra non vanno mai in conto a nessuno. O meglio, sono sempre figlie di chi la guerra ha perso. Comodo, scontato e sovente falso. Ma si sa: la storia, e purtroppo anche la cronaca, la scrive il vincitore.
La lezione Iraq e Afghanistan. Per memoria comune basterebbe ricordare le guerre bushiane in Iraq e Afghanistan. Combattimenti lampo con ritmi televisivi, e poi lo stillicidio di anni di "dopoguerra" che produce più vittime della guerra stessa. Saddam ucciso, ma cosa è il "dopo Saddam". Esiste ancora un Iraq unitario o è una finzione che mette assieme tre Stati ufficiosi e incompatibili tra loro? A nord c'è il Kurdistan di Arbil, al centro la Baghdad senza petrolio dei sunniti, e a Bassora i filo-iraniano sciiti. Per l'Afghanistan è pure peggio. Oltre al rosario di morti anche italiani che segna quell'avventura nata sull'emozione dell'11 settembre, alla caccia a Bin Laden, ora, a tornare con l'aurea dei partigiani liberatori dall'occupazione, sono i talebani che, visti più da vicino di un caccia bombardiere, fanno paura e vincono.
Mediazione tra ideali o tra Kabile? E con la Libia, come la mettiamo? Che governo nazionale nascerà dall'assemblaggio tribale tra le varie Kabile che compongono e governano i diversi territori tra Tripolitania e Cirenaica? Sappiamo che, all'inizio della rivolta armata dei senussiti di Cirenaica, orfani del regno di Idris, c'era anche qualche nucleo islamista e una sparuta pattuglia democratica (intesa nel concetto occidentale della parola). Ora assistiamo alla corsa al dissenso dell'ultimo minuto per riciclare antichi complici del vecchio regime. Che ne potrà uscire da una simile e indefinita accozzaglia di interessi contrapposti? Di certo il mondo dovrà fare i conti con un paese distrutto e con partner inaffidabili. L'occidente scoprirà presto di aver speso tempo e denaro per portare al potere un "Partito" di cui ignora natura e programmi.
L'occidente e i guai di casa sua. Ora l'occidente, bruciata la carta estrema dell'intervento militare, deve tornare alla politica, e qui cominciano i guai. Con quale credibilità, dopo quanto s'è visto nei casi già citati? E quale "occidente"? Quello dell'apparente disinteresse statunitense o quello del neo interventismo post-coloniale di una "Grandeur" francese alla Sarkozy? Tunisia ed Egitto attendono il compimento delle loro rivoluzioni e anche in quelle situazioni più favorevoli, il modello di democrazia in chiave occidentale fa fatica a trovare una traduzione in cultura musulmana. Nel frattempo restano al potere Bashar Al Assad in Siria, Ali Abdulla Saleh nello Yemen, Omar Al Bashir in Sudan e Mahmud Ahmadinejad in Iran. Con l'occidente costretto a rincorrere e trovare rimedi soprattutto alla crisi economica e finanziaria di casa.
Guerre orfane e senza figli. Le guerre, per quante ne ho conosciute e frequentate (e sono molte), hanno tutte un vizio: «Nascono orfane e muoiono sempre senza figli». Battuta da tradurre. Non c'è mai un padre riconosciuto all'inizio di un conflitto: è Gheddafi che ha esagerato nelle repressioni interne o è qualche leader occidentale (Nicolas Sarkozy in primis), che ha deciso fosse arrivato il momento utile per ripulire l'immagine degli amici dell'occidente sulla fascia mediterranea dopo Tunisia ed Egitto? Soprattutto, le guerre orfane non generano mai figli. Nel senso che le conseguenze imprevedibili e spesso catastrofiche del dopoguerra non vanno mai in conto a nessuno. O meglio, sono sempre figlie di chi la guerra ha perso. Comodo, scontato e sovente falso. Ma si sa: la storia, e purtroppo anche la cronaca, la scrive il vincitore.
La lezione Iraq e Afghanistan. Per memoria comune basterebbe ricordare le guerre bushiane in Iraq e Afghanistan. Combattimenti lampo con ritmi televisivi, e poi lo stillicidio di anni di "dopoguerra" che produce più vittime della guerra stessa. Saddam ucciso, ma cosa è il "dopo Saddam". Esiste ancora un Iraq unitario o è una finzione che mette assieme tre Stati ufficiosi e incompatibili tra loro? A nord c'è il Kurdistan di Arbil, al centro la Baghdad senza petrolio dei sunniti, e a Bassora i filo-iraniano sciiti. Per l'Afghanistan è pure peggio. Oltre al rosario di morti anche italiani che segna quell'avventura nata sull'emozione dell'11 settembre, alla caccia a Bin Laden, ora, a tornare con l'aurea dei partigiani liberatori dall'occupazione, sono i talebani che, visti più da vicino di un caccia bombardiere, fanno paura e vincono.
Mediazione tra ideali o tra Kabile? E con la Libia, come la mettiamo? Che governo nazionale nascerà dall'assemblaggio tribale tra le varie Kabile che compongono e governano i diversi territori tra Tripolitania e Cirenaica? Sappiamo che, all'inizio della rivolta armata dei senussiti di Cirenaica, orfani del regno di Idris, c'era anche qualche nucleo islamista e una sparuta pattuglia democratica (intesa nel concetto occidentale della parola). Ora assistiamo alla corsa al dissenso dell'ultimo minuto per riciclare antichi complici del vecchio regime. Che ne potrà uscire da una simile e indefinita accozzaglia di interessi contrapposti? Di certo il mondo dovrà fare i conti con un paese distrutto e con partner inaffidabili. L'occidente scoprirà presto di aver speso tempo e denaro per portare al potere un "Partito" di cui ignora natura e programmi.
L'occidente e i guai di casa sua. Ora l'occidente, bruciata la carta estrema dell'intervento militare, deve tornare alla politica, e qui cominciano i guai. Con quale credibilità, dopo quanto s'è visto nei casi già citati? E quale "occidente"? Quello dell'apparente disinteresse statunitense o quello del neo interventismo post-coloniale di una "Grandeur" francese alla Sarkozy? Tunisia ed Egitto attendono il compimento delle loro rivoluzioni e anche in quelle situazioni più favorevoli, il modello di democrazia in chiave occidentale fa fatica a trovare una traduzione in cultura musulmana. Nel frattempo restano al potere Bashar Al Assad in Siria, Ali Abdulla Saleh nello Yemen, Omar Al Bashir in Sudan e Mahmud Ahmadinejad in Iran. Con l'occidente costretto a rincorrere e trovare rimedi soprattutto alla crisi economica e finanziaria di casa.
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